La crisi adolescenziale: una lettura psicoanalitica
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Secondo Freud l'iscrizione sociale - quella struttura di rappresentanza attraverso la quale il soggetto si inserisce nella rete delle relazioni intersoggettive, arrivando a farsi rappresentare presso gli altri da significanti colti nella propria storia soggettiva e dunque a collocarsi in maniera piena e soggettivata nelle relazioni umane - avviene infatti, in due tempi: nell'infanzia e nell'adolescienza. In entrambi i momenti ad essa corrisponde una particolare posizione a livello della sessualità. Inoltre, l'ingresso nell'iscrizione sociale, nel legame sociale, comporta un effetto di divisione del soggetto. Il soggetto è intero finché è nella pancia della madre. Quando un soggetto prende un nome, si fa rappresentare attraverso le parole, viene diviso tra quello che si dice, quello che gli altri sanno di lui, che si rappresenta socialmente e quello che non si può dire. Questa perdita si chiama castrazione simbolica.
L'iscrizione originaria dell'S1, quella che ha luogo nell'infanzia, è un'operazione di siglatura. Qualcosa tra gli oggetti che soddisfano il bambino viene simbolizzato, viene idealizzato, viene messo lì come insegna. Si dice: "questo è un bambino affettuoso o discolo" e così vengono siglate le caratteristiche di ciò che individua questo bambino.
L'S1 è un ideale: l'ideale delle favole infantili, estratto dalla narrazione propria dei miti failiari, nelle storie che si ripetono nelle riunioni familiari. Da tutto questo materiale il soggetto ricava la propria posizione rispetto al desiderio dell'Altro che è ciò che fonda la sua “unicità”, la sua specificità.
In questo passaggio, l’operatore logico fondamentale è la funzione paterna. Il padre è per l'appunto chi, terzo tra la madre e il bambino, può isolare il tratto di unicità e dire: "questo è un bambino tranquillo", o "è un bambino discolo" ecc..
Questo sarà uno degli S1, delle siglature che indicano la sua specificità, ciò che lo rappresenta per l'Altro.
Il momento infantile, si chiude con la fine dell’Edipo e che inaugura una pacificazione operata dal fantasma. Questa pacificazione resta operativa fino allo scadere del cosiddetto periodo di latenza.
Nella pubertà l'irruzione della pulsione genitale, inaugura un momento di rivisitazione e di messa in discussione del fantasma infantile, dell'ideale che aveva presieduto alla pace pulsionale degli anni della latenza.
Il passaggio dal momento infantile a quello adolescenziale è per Freud essenzialmente passaggio da una sessualità infantile legata a singole pulsioni, a singole zone erogene, analità, oralità, ecc. (la perversione polimorfa infantile), ad una strutturazione normale della sessualità che comporta il primato della zona genitale.
Ciò che la pulsione sessuale propriamente detta, quella genitale, richiede non può più essere affrontato attraverso delle fantasie. Essa richiede una soddisfazione che abbia luogo nel corpo, attraverso oggetti che non possono più essere reperiti nell'ambito familiare, nelle figure dei genitori.
Questo secondo tempo è dunque caratterizzato da un nuovo funzionamento nel raggiungimento della soddisfazione pulsionale. In particolare la soddisfazione, a partire dalla pubertà avviene sia attraverso un piacere preliminare, che è un po' una ripetizione della vita sessuale infantile, sia attraverso la stimolazione degli organi genitali.
Il piacere preliminare ha a che fare con gli oggetti, con le zone erogene che erano propri della sessualità infantile. Con la differenza che queste zone erogene e questi oggetti infantili devono essere reperiti, ora, non più nel corpo della madre ma in quello del coetaneo.
Una altra differenza sta nel fatto che l’erotismo preliminare, che nell'infanzia era fonte di soddisfazione, ora, nella pubertà, crea tensione, dispiacere, e suscita il bisogno di una soddisfazione nuova, finale, legata alla scarica sessuale e agli organi genitali. Questo è l'elemento nuovo introdotto dalla pubertà. Ciò che era prima un piacere autoerotico, con lo sviluppo diventa piacere + desiderio di un "più di piacere".
Quindi il ragazzino pubere, cambiando la sua economia libidica è costretto a cambiare l'oggetto, gli oggetti d'amore.
Nell’infanzia, infatti la sessualità era strutturata a partire dalla rimozione, e la madre era l'Altro della domanda d'amore, l’altro a cui indirizzare questa domanda. La madre che dava il proprio corpo, prima a livello orale, poi con la questione anale chiedendo le feci. La sessualità infantile è una sessualità che si soddisfa fondamentalmente nell'ambito parentale, quindi incestuosa, con l'unico artificio della rimozione significante. Non viene chiamata sessualità, per questo si può fare. Si può fare tutto con il corpo della madre perché il bambino è ingenuo e non dà un significato sessuale a queste sue soddisfazioni orali, anali, ecc.
Quando compare sulla scena il desiderio di un “più di piacere” la rimozione significante non regge più e non è più possibile aggirare, negare l'incesto dicendo che la madre non è un oggetto sessuale.
A questo punto è necessario che l’oggetto materno sia rimosso, che ci si separi dagli investimenti libidici sull’oggetto materno, addirittura con un rifiuto spesso violento del contenitore familiare, del corpo del genitore, di tutto ciò che era fonte di piacere nell'infanzia.
Il rifiuto, la ribellione, sono modi tipicamente adolescenziali di opporsi all'incesto. Essi indicano la necessità bruciante dell’adolescente di rifuggire la tentazione incestuosa. Solo dopo che la domanda d’amore avrà trovato modo di indirizzarsi verso altri interlocutori, i coetanei, solo allora l’adolescente potrà accettare di avere rapporti di tenerezza verso i genitori, in una forma, questa volta completamente de-sessualizzata. Perché si arrivi a questo è però opportuno uno stacco, anche se non necessariamente deve avvenire con forme violente.
Operare questa separazione, questo stacco, ecco il compito fondamentale del passaggio adolescenziale. Una ridefinizione delle vie del godimento sessuale. L’adolescente deve traghettarsi, superare il mondo della sessualità infantile (con i suoi oggetti, le sue mete, le sue fantasie) per poter portare la sua domanda d’amore nel mondo dei pari.
Già Freud aveva notato che la pubertà non è soltanto maturazione dell’apparato genitale, ma è anche il momento in cui il soggetto sviluppa un notevole lavoro intellettivo – sostenuto dalla padronanza del pensiero astratto - e di immaginazione, con uno uno scatenamento delle fantasie sessuali: questo è il modo del resto con il quale il soggetto cerca di dare un senso, di dare una rappresentazione a quello che accade nel reale/sessuale. Quindi il reale, il biologico, scatena l'immaginario ed il fantastico.
Le fantasie dell'età puberale si riallacciano, quindi, all'esplorazione sessuale infantile abbandonata nel periodo della latenza e testimoniano di una elaborazione psichica soggettiva necessaria a far fronte alla mutata economia del godimento e alle mutate condizioni di soddisfazione
La fantasia si ridesta, dopo il periodo di latenza, per poter incanalare questo desiderio di un più di piacere. Con una differenza a livello della soddisfazione sessuale: se, infatti le fantasie infantili avevano prevalentemente una funzione conoscitiva, erano l'espressione della curiosità di sapere - ad esempio le teorie infantili sulla nascita- ora nell'adolescenza l’immaginazione è al servizio di un desiderio che punta alla scarica sessuale. In questo senso Freud dice che le fantasie infantili vengono erotizzate.
Le storie che si raccontava il piccolo Hans su giraffe e idraulici, che servivano a capire il mistero della nascita dei bambini, servono ora a produrre il destinatario della domanda d'amore: sono fantasie erotiche, in cui il ragazzo si rappresenta la ragazza dai capelli biondi, cioè riproduce i tratti dell'oggetto d'amore cui era abituato nell'infanzia per ritrovarlo in una “principessa” a cui fare la domanda nell’attualità. Quindi si costruisce delle fantasie di storie d'amore. Storie d'amore da cui si aspetta la soddisfazione del desiderio sessuale.
I malintesi, le incomprensioni, i fallimenti, l’assolutezza che caratterizzano le prime storie d’amore reali che l’adolescente vive con i propri coetanei, discendono appunto dalla presenza di queste fantasie amorose erotizzate. Il ragazzo, nei primi incontri, vede nella ragazza assolutamente tutto quello che nella ragazza non c'è, e viceversa. Vede il proprio fantasma, soprattutto, e quindi, nei primi amori si realizza un incontro di fantasmi.
Con grosse sorprese, delusioni, insuccessi di vario tipo. Il partner che ha esattamente i tratti agognati nella fantasia, può darsi che non corrisponda sul piano della sessualità, che si riveli diverso da come ce l’eravamo immaginato: ognuno dei due soggetti della coppia amorosa, infatti agisce il proprio fantasma al di là della contingente coincidenza immaginaria dell’amore. Ed è tutto da vedrre se il proprio fantasma si accomoda a quello dell'altro.
Dunque la soluzione della crisi adolescenziale si realizza nel momento in il soggetto trova una soluzione al doppio problema di riannodare eroticamente il proprio corpo e di organizzare la domanda d'amore in modo che veicoli il desiderio. Per Freud questi due movimenti, che sono l'erotizzazione del fantasma e la domanda costituiscono anche un momento preliminare alla formazione del sintomo nel suo involucro formale, al punto che è possibile dire non solo che l'adolescenza in quanto tale è preliminare alla costruzione del sintomo, ma che il sintomo è l'uscita dall'adolescenza.
(rielborazione dell'autore di un articolo già apparso in Quanderni Marchigiani di Psicoanalisi del 1994)