I nemici della nostra civiltà. Sugli adepti occidentali che abbracciano la jihad.

22.11.2015 21:46

I recenti e drammatici avvenimenti di Parigi, e ancor più i commenti che si raccolgono in rete, mi hanno suscitato  alcune riflessioni poco sistematiche che condivido anche per chiarire a me stesso le idee.

Queste vicende ci mettono di fronte a due tipologie di personaggi:

- i signori della guerra Santa, jihadisti, integralisti islamici che organizzano e governano la jihad, e le sue strutture:  l'Isis oggi, Al Quaeda ieri, Boko Haram ecc. I grandi capi del terrore islamista, insomma, che minacciano, proclamano, accusano, promettono massacri, chiamano a raccolta: profeti di una guerra mondiale all'occidente materialista e corrotto.

Questo tipo di loschi figuri ha a che fare con la lunga genia degli orrendi avventurieri dalle cui fila escono i dittatori di lungo corso che monopolizzano spesso la vita politica dei paesi mediorientali e non solo (personaggi, per intenderci come Saddam Hussein, come Gheddafi, Assad). Figure del potere spregiudicato, ciniche e sanguinarie, sprezzatori dei diritti umani, a volte lucidamente deliranti, capaci di strumentalizzare ideologie e religioni al mero fine di sostenere ed alimentare il proprio potere ecc. Altrettanto cinicamente sono pronti ad arruolare disperati da ogni parte del mondo per gettarli - moderna carne da cannone, martiri sacrificabili a poco prezzo- nel conflitto da cui loro sperano di ricavare il massimo profitto. 

In fondo non rappresentano niente di nuovo, niente che purtroppo la storia non ci abbia già abituati e che noi in occidente non abbiamo a lungo sperimentato.

- c'è poi un altro personaggio che in questi giorni ci interroga forse più  da vicino. Si tratta dei giovani europei che lasciano casa, beni ed affetti per andar a fare il soldato, il combattente, il cosiddetto foreign fighter per la causa jihadista. E ci chiediamo stupiti come è possibile che ragazzi cresciuti in mezzo a noi,  abbandonino il nostro fantastico modo di vivere per rivoltarsi contro di noi che li abbiamo accolti, per schierarsi dalla parte del Male? Come è possibile lasciarsi alle spalle un mondo di comodità, di agi e sicurezze per imboccare una strada intrisa di sangue, violenza e paura al cui termine c'è - per loro- quasi sempre una morte precoce per mano dei nemici o per scelta suicida?

La nostra interrogazione così posta, si compone in due parti. Come è possibile che si rivoltino contro chi li ha accolti? Come è possibile che preferiscano la morte, la sofferenza (data e ricevuta) alla vita nel paradiso delle merci? Ovvero come è possibile che siano così diversi da noi... Che non vogliano quello che vogliamo noi?

Mi pare, allora, che questi ragazzi perduti siamo più che altro uno schermo su cui proiettare i nostri fantasmi. Noi di fatto non li vediamo veramente (Loro di fatto restano invisibili e dovremo attendere di sentire le loro parole, - al di là dei proclami deliranti - per poter comprendere cosa si agita nelle loro anime perdute).

Per certi versi questi nemici interni che scopriamo di aver allevato in seno, questi vicini di casa così simili a noi ma che portano dentro un cuore di tenebra, ci appaiono come quanto di più diverso, di alieno dal nostro mondo dai nostri valori. Sono quello che noi non vogliamo essere.

Noi rifiutiamo questa violenza cieca, questa visione paranoica del mondo. Questa insensibilità al sangue, alla sofferenza altrui,  questo disprezzo per Per la donna, per la tolleranza, per la ricerca di una convivenza pacifica.

 

Eppure , per qualcuno, per qualche commentatore questi ragazzi votati alla Morte hanno in se qualcosa che a noi manca. Qualcosa che noi avevamo e che abbiamo perso. Essi ci ributtano in faccia il nostro vuoto, la nostra miseria morale, la nostra codardia e ci spingono  ad avere  nostalgia per un tempo in cui eravamo guerrieri, capaci di sacrificare le nostre vite per  un ideale e non solo di mobilitarci per difendere il nostro diritto allo shopping, il nostro stile di vita.

In questo ragionare per contrapposizioni si fa spazio una ambigua nostalgia per i tempi in cui eravamo noi a spargere sangue, mozzare teste, squartare nemici. Sapevamo sporcarci le mani, vedere negli occhi il nemico morente. Oggi, invece, mandiamo a combattere gli altri (i curdi, i contractors, i mercenari, i professionisti) o costruiamo macchine (droni) che facciano per noi quello che non sappiamo più fare. In fondo non è mica passato tanto tempo (di fatto basterebbe riandare alla memoria della seconda guerra mondiale, agli orrori di Stalingrado ad esempio... solo un paio di due generazioni fa... per non parlare della prima guerra mondiale. Ed in fondo le atroci guerre della ex Jugoslavia non avvenivano forse in Europa un paio di decenni fa?)

Non si capisce bene se questi foreign fighters  - che mordono la mano occidentale che li ha nutriti e accolti - suscitano anche l'invidia di chi vorrebbe risvegliare il furore guerriero e crociato dell'Europa assopita.

Ma noi vogliamo tornare ad essere così violenti, barbarie e sanguinari come eravamo fino a qualche anno fa?

Nei proclami propagandistici il fondamentalismo islamico dichiara guerra al satana occidentale. Il loro nemico l'ideologia dominante occidentale che non è il cristianesimo, ma il culto del mercato e delle merci (discorso del capitalista lo ha definito Lacan) un materialismo spinto alle estreme conseguenze, che non trova più argini nel riaperto dei legami tradizionalmente fondanti la dimensione sociale  un mix di individualismo, edonismo e narcisismo.

E torniamo a chiederci: come è possibile che siano così irriconoscenti? Come è possibile che non vogliono quello che si ritiene che debbano volere tutti? Che non vogliano vivere come tutti nel ipermercato globale della felicità delle merci?

Eppure il paradiso del mercato occidentale ha in ogni caso i suoi esclusi, i reietti, i respinti. ( non i meri proletari, che oggi come oggi ancora pensano di essere beneficiari del sistema di mercato.... chissà ancora per quanto)

Questi respinti sono gli abitanti delle banlieu, delle necessarie periferie di ogni città europea. E ci si può sentire esclusi dal paradiso delle merci sia per indegnità economica (povertà, emarginazione sociale, fragilità personale, la somma di questi ed altri fattori) sia per effetto di una ribellione culturale (più raramente).

E questi respinti sono i candidati principali all'arruolamento tra le file della jihad.

E poi così strano che chi non può accedere al paradiso delle merci (e che tuttavia è stato educato a non avere altro orizzonte che quello) finisca per negare la propria emarginazione, la propria esclusione, ed aderire ad una ideologia che promette di sommergere nel sangue proprio quelli che ti hanno emarginato, di distruggere quei simboli che hai sempre guardato da lontano ma che non sono mai stati veramente tuoi. Da questa posizione si può prendere facilmente tutta una serie di derive: l'anarchia violenta, l'adozione di stili di vita alternativi, il vagabondaggio, la tifoseria devastante, le droghe, Insomma si può benissimo imbiaccare la strada dell'emarginazione, del disagio e della devianza. Oppure quella del terrorismo ideologico.  E Per chi proviene da una discendenza musulmana è giocoforza sentirsi chiamati alle armi dalla jihad, cosa che garantisce, inoltre il conforto  di un ritorno alle proprie origini culturali. Con l'adesione all integralismo si viene a riannodare il vincolo con una tradizione culturale che la generazione  precedente, quella dei padri impegnati ad integrarsi, sembra aver rinnegato.

Così il jihadista de noantri si fa paladino di una tradizione tradita dai propri padri in cambio di una integrazione che non è mai arrivata. Pertanto , su questa base il giovane terrorista può raccontare a se stesso di essere migliore dei propri padri, più puro, più degno, vero erede del lascito di Maometto.

È ovvio  che questa chiamata alle armi fornisce al soggetto senza integrazione, un ruolo, una identità, una missione.

Ma anche qui, qualcosa parla ancora di noi.

Messa in questi termini, la scelta del jihadista occidentale si ridurrebbe ad un rifiuto violento violento da parte di chi rifiutato: la volpe che sputa sulla uva irraggiungibile.

Una implicazione logica di questa lettura implica che non è possibile desiderare altro se non di vivere nel paradiso delle merci. Il desiderio di una società diversa, fondata su altri principi rispetto a quelli del turbo capitalismo (la Umma) , il sogno regressivo e retrogrado di un ritorno all'ordine patriarcale sarebbe allora soltabto il frutto della frustrazione di un amore.

È poi così? È proprio vero che non si può desiderare altro?