Fantasie e pulsioni sessuali

20.10.2015 11:07

Cosa sono le fantasie sessuali? Se ho delle fantasie sessuali devo sentirmi in colpa? Sto fose diventando pazzo o degenerato? Cosa ne dice la psicoanalisi?

Risponde lo psicologo, psicoterapeuta di Macerata dott. Andrea Iommi

 

Fantasie sessuali, spontanee o evocate, abitano la mente degli uomini e delle donne di ogni età, latitudine e tempo. Si tratta quindi di un fenomeno universale che può avere la funzione di eccitare, precedere e/o accompagnare l’atto sessuale fino all’orgasmo e che in ogni caso gettano una luce sull’immaginario che sostiene il desiderio ed il godimento sessuale.

Queste fantasie possono essere semplici immagini, scene, copioni, anche elaborati, di cui la persona non sa sempre dire l’origine, né potrebbe dirsene agevolmente il creatore. Malgrado questa estraneità di origine di solito la persona accetta le proprie fantasie sessuali, anche con una punta di compiacimento a volte,  e le custodisce gelosamente, spesso non rivelandole neanche al suo partner sessuale, vivendole sia come un naturale complemento al raggiungimento del godimento sessuale, sia come un arricchimento della vita sessuale stessa.  

Il contenuto di queste fantasie rimanda per lo più alla dimensione della perversione: situazioni ed immagini in cui è dominante la dimensione sadica o masochistica, esibizionistica, voyeuristica, promiscua, omosessuale. Si tratta di pratiche, situazioni e combinazioni che ritroviamo ampiamente rappresentate nella produzione pornografica. Le situazioni fantasticate a volte possono essere ricordi o brandelli di scene già vissute, ma nella maggior parte dei casi si tratta di qualcosa mai accaduto e che neppure si vorrebbe (coscientemente) che accadesse, come ad esempio fantasie legate alla costrizione di subire atti sessuali. 

In termini generali esistono differenze tra il repertorio delle più frequenti fantasie erotiche maschili e quelle femminili.

Negli uomini le fantasie riguardano situazioni in cui viene espressa la potenza sessuale maschile, anche sottomettendo il partner o infrangendo regole sociali. Sono, inoltre molto frequenti, fantasie sessuali riguardanti parti del corpo femminile, colte nella loro separatezza rispetto al resto del corpo.

Nelle donne sono più comuni la riproposizione di scene già vissute nel passato con partner precedenti, e comunque l’identificazione del partner vi gioca un ruolo maggiore . Non mancano inoltre fantasie di seduzione ed quelle  in cui il soggetto è oggetto d violenza sessuale. Spesso nelle fantasie sessuali femminili ricorre il tema della donna che con la sua carica erotica domina l’uomo. In questi frangenti l’atto sessuale dell’uomo sulla donna viene visto come la conseguenza del potere che la donna – con la sua seduzione  - ha sull’uomo stesso.

Certamente non mancano anche fantasie di tenerezza, affettuosità e amore, ma è proprio l’elemento perverso che fa si che alcune persone  possono essere turbate dalle proprie stesse fantasie. In questi casi la fantasia sessuale può essere ritenuta inccettabile e inconciliabile con quello che la persona pensa di sapere di sé e pensa di essere.

Si ripropone in questo caso una scissione dell’io analoga a quanto avviene nei sogni o in altre formazioni dell’inconscio, con un Io confrontato con qualcosa di irricevibile. Con una importante differenza: la fantasia sessuale mantiene inalterato e diretto il suo carattere cosciente ed il suo legame con il desiderio sessuale senza quel lavoro di mascheramento e spostamento che ritroviamo nei sogni o nei sintomi.

Se con il termine perversione intendiamo, in maniera semplicemente descrittiva e non moralistica, tutto quello che esorbita da una sessualità finalizzata all’accoppiamento eterosessuale e procreativo, allora dobbiamo constatare con Freud come la perversione sia il carattere universale della sessualità umana e che è illusorio cercare di costringerla dentro un modello prestabilito e univoco.

Pertanto il fatto che un soggetto viva fantasie dai tratti perversi non significa né che sia un perverso egli stesso né che sia portatore di una qualche psicopatologia.

Il vero perverso si differenzia, infatti, non tanto per il contenuto delle sue immaginazioni sessuali, ma per il fatto che gli è obbligato a metterle in atto concretamente, realizzarle nella vita, con dei partner in carne ed ossa, solitamente nella forma di messe in scena ritualizzate e ripetitive. Il soggetto della perversione ha bisogno di realizzare tali fantasie per poter accedere al godimento sessuale, che altrimenti gli sarebbe sbarrato.

Diversamente, il soggetto più normalmente nevrotico vive tali fantasie per quelle che sono, immaginazioni che devono restare tali, da vivere magari con una punta di colpa, un senso di trasgressione che aumenta l'eccitazione. Ma il nevrotico non ne ha un assoluto bisogno per ottenere l’orgasmo.

Del resto, può anche capitare che il soggetto nevrotico partecipi alla messa in scena di tali fantasie (nella nostra contemporaneità alcune pratiche perversoidi sono state ampiamente sdoganate e non costituiscono più soverchio scandalo e sono anzi ampiamente presenti anche in forme spettacolarizzate: vedi vedere la diffusione del sadomaso, del bondage ecc.), ma più come un gioco, una finzione, senza arrivare alle estreme conseguenze.

Insomma, se il nevrotico ama limitarsi a sognare a occhi aperti, il perverso non può accontentarsi di meno che della realtà.

Del resto già Freud faceva notare come chi si presta a pratiche masochistiche arriva raramente a prodursi delle lesioni permanenti o invalidanti, dal momento che ciò che si cerca in queste pratiche è più la umiliazione/sottomissione - a soddisfazione di una fantasia sessuale -  che non il danno prodotto dalla nuda violenza fisica.

Il diverso ruolo della fantasia sessuale nel nevrotico dipende dal destino che subisce la pulsione nel nevrotico. La pulsione sessuale, infatti, legata a fonti,  oggetti, scopi e mete definite dalle esperienze infantili, va incontro, nel nevrotico ad una profonda riformulazione che ne modifica gli elementi costitutivi sopra indicati.

Questo lavoro di elaborazione della pulsione (cfr Freud S. "Pulsioni e loro destini", 1915) puo comportare:

    - lo spostamento della pulsione su un diverso oggetto;

    - il rovesciamento della pulsione nel suo contrario con passaggio da attivo a passivo (alternanza dei poli del sadismo e del masochismo) o rovesciamento di contenuto (passaggio da amore a odio);

    - il ritorno della pulsione sulla propria persona (come avviene ad esempio nella trasformazione del sadismo in masochismo o del voyeurismo in esibizionismo).

 

A questo proposito Freud parla di un circuito della pulsione che implica tre tappe. Una pulsione con fonte sita nella funzione visiva (scopica) – ad esempio - può attraversare questa sequenza:        

  • guardare (un oggetto fuori di sé),
  • guardarsi (con spostamento dell'oggetto sulla propria persona)
  • essere guardato (da qualcun altro).

Come conseguenza di queste trasformazioni, quindi, nelle fantasie sessuale, tra soggetto e partner possono verificarsi ogni sorta di scambio ed inversioni di ruoli: in una fantastica masochista, ad es, il soggetto può anche godere nel pensarsi di essere colui che lo maltratta, così come gode dell'umiliazione che subisce, mentre in una fantasia sadica il godimento può essere localizzato nell’identificazione con l’oggetto torturato.

Il fatto che in molte fantasie il soggetto immagina (eccitandosi) di essere costretto a subire una atto sessuale può essere tanto una strategia di de-responsabilizzazione rispetto alla stessa eccitazione sessuale, a cui si affianca anche il fatto di espiare – con la violenza subita - la colpa del proprio desiderio, quanto il prodotto del lavoro di trasformazione della pulsione che impone un rovesciamento della stessa da attiva a passiva, quanto, infine, la terza tappa del circuito pulsionale.

Si può quindi ben dire che la produzione di fantasie sia parte di un ampio movimento di difesa e di espressione della pulsione, la quale trova - nel soggetto nevrotico - una soddisfazione parziale nella forma immaginaria.

Dunque, il tratto perverso ricorrente nelle fantasie sessuali, non fa che testimoniare, in accordo a quando sostenuto da Freud, di come la sessualità adulta sia il risultato di un collage di elementi eterogenei (un montaggio surrealista dice Lacan), che si sono formati a partire dalle accidentali esperienze infantili.

Là dove il corpo ha incontrato il linguaggio, là dove il linguaggio ha segnato il corpo, in quell'incontro e in quel luogo si è aperta una via privilegiata di godimento che riamane inscritta nell'inconscio. Un incontro non previsto da nessun istinto, che ha effetti particolari, diversi da persona a persona.

Nella sessualità adulta, quindi convivono modalità di soddisfazione della pulsione che derivano da epoche diverse della storia del soggetto e che si giustappongono le une alle altre senza armonizzarsi in una forma di senso compiuto o prestabilito.

Ancora una volta siamo di fronte al fatto che la realtà sessuale dell'uomo, in quanto essere parlante, "parlessere", i suoi modi di godimento, non rispondono a nessun disegno biologico o trascendentale, né si sottomettono al principio di utilità per la specie o per una comunità sociale.