Attacco di panico

24.05.2015 22:45

Gli attacchi di panico da cosa dipendono? Come è possibile difendersene? Dipendono da uno stress? Risponde lo psicologo, psicoterapeuta con studio a Macerata, Dott. Andrea Iommi

 

L’attacco di panico, nella sua manifestazione, non è un fenomeno nuovo ma al contrario era già stato descritto da Freud nel 1895 col nome di Nevrosi di  Angoscia: definita come morsa sul corpo, percepita come dolorosa, molto spiacevole, d’intensità variabile, si mostra con manifestazioni somatiche “tipiche”. Freud così descrive l’”attacco di angoscia”: “tale attacco può consistere in una sensazione di angoscia non associata ad alcuna rappresentazione oppure associata ad un presentimento di morte improvvisa (..) o anche infine, è a essa legato un disturbo di una o più funzioni somatiche: della respirazione, dell’attività cardiaca, dell’innervazione vasomotoria, dell’attività ghiandolare”. Nel 1921 Freud in “Psicologia delle masse ed analisi dell’Io” scrive che il panico emerge quando, al posto in cui si aspettava l’ideale amato e  onnipotente si incontra ineluttabilmente un vuoto, cioè il panico sorge di fronte alla constatazione dello stato d’inermità, senza che il soggetto sia ancora preparato a questo; il soggetto verifica inevitabilmente che non c’è nessun Altro onnipotente che lo protegga in modo ideale e che sostenga le sue illusioni di sicurezza. Si scopre una mancanza strutturale, che è insita nell’uomo, e si scopre che nessun “oggetto” è capace di sopperire a questa mancanza inscritta nell’intimo del soggetto. Nell’attacco di panico il soggetto resta in balia di quella “cosa” che invade con violenza, di ciò che irrompe in modo inaspettato, di ciò che lascia esterefatto. Quell’eccesso di godimento che non può entrare nell’economia dell’inconscio, si manifesta come panico nel modo che Freud descriveva come crisi di angoscia.

 

(testo a cura dell'istituto ICAB per la clinica dell'Anoressia e della Bulimina)